Che felice ritorno ebber gli sperti
Della lancia Mirmidoni, che il degno
Figliuol guidava dell’altero Achille.245
Felice l’ebbe Filottete ancora,
L’illustre prole di Peante. In Creta
Rimenò Idomenéo quanti compagni
Con la vita gli uscîr fuori dell’arme:
Un sol non ne inghiottì l’onda vorace.250
D’Agamennòn voi stessi, e come venne,
Benchè lontani dimoriate, udiste,
E qual gli tramò Egisto acerba morte.
Ma già il fio ne pagò. Deh quanto è bello,
Che il figliuol dell’estinto in vita resti!255
Quel dell’Atride vendicossi a pieno
Dell’omicida fraudolento e vile,
Che morto aveagli sì famoso padre.
Quinci e tu, amico, però ch’io ti veggio
Di sembiante non men grande, che bello,260
Fortezza impara, onde te pure alcuno
Benedica di quei, che un dì vivranno.
Nestore, degli Achei gloria immortale,
Telemaco riprese, ei vendicossi,
E al cielo i Greci innalzeranlo, e il nome265
Nel canto se n’udrà. Perchè in me ancora
Non infuser gli Dei tanto di lena,