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78 odissea

Nella man tolte, con la sferza al corso
I cavalli eccitò, che alla campagna
Si gittâr lieti: de’ garzoni agli occhi620
Di Pilo s’abbassavano le torri.
Squassavano i destrier tutto quel giorno
Concordi il giogo, ch’era lor sul collo.
Tramontò il Sole, ed imbrunian le strade:
E i due giovani a Fera, e alla magione625
Di Diócle arrivâr, del prode figlio
Di Orsiloco d’Alféo, dove riposi
Ebber tranquilli, ed ospitali doni.
     Ma come del mattin la bella figlia
Comparve in ciel con le rosate dita,630
Aggiogaro i cavalli, e la fregiata
Biga saliro, e del vestibol fuori
La spinsero, e del portico sonante.
Scosse la sferza il Nestoríde, e quelli
Lietamente volaro. I pingui campi635
Di ricca messe biondeggianti indietro
Fuggian l’un dopo l’altro; e sì veloci
Gli allenati destrier movean le gambe,
Che l’Itacense, e il Pilïese al fine
Del viaggio pervennero, che d’ombra,640
Il sol caduto, si copria la terra.