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130 | edmondo de amicis |
letterati discutono, come tutti i borghesi, con i loro interessi personali davanti agli occhi. Ora non è così possibile alcuna parvenza di discussione. Bisogna cominciare dal rifiutare deliberatamente uno a uno tutti questi interessi personali, bisogna soffrire, come ho sofferto io a vedere amici cari allontanarsi da me come da un pazzo, e bisogna soffrire a vedere la pervicacia con che quelli amici nella loro cecità negano la verità conosciuta. Quelli sono dolori che purificano e snebbiano la vista per giudicar nettamente. Io li ho veduti ostinati davanti alle prove più patenti, ostinati a gridarmi sul viso: — No no: due e due cinque!
E nella passione il De Amicis si era fermato in mezzo alla strada e tracciava quelle cifre col bastone su la polvere, l’una sotto l’altra a mo’ di addizione.
— Sissignore! Due e due fa cinque.
— Ma una cosa irrita massimamente col solo suono del suo nome gli artisti, ed è l’eguaglianza.