Pagina:Ojetti - L'Italia e la civiltà tedesca, Milano, Ravà, 1915.djvu/7

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La difesa della nostra civiltà.


Quasi tutti i popoli d’Europa sono in piedi, coperti d’armi e di sangue, tesi a difendere o a riconquistare con uno sforzo supremo i loro confini politici e forse a raggiungere i loro confini etnici e naturali. È lecito a noi italiani definire e difendere almeno i confini ideali dell’arte nostra e della nostra civiltà?

L’acquiescenza morale e mentale degl’italiani che si dicono colti, al dominio dell’intelligenza straniera, non è infatti stata mai tanto visibile quanto adesso. Noi che crediamo necessaria per la nostra salvezza l’azione, siamo accusati di essere sedotti e corrotti dalla civiltà francese o da quella inglese o da quella russa, — tre civiltà abbastanza contraddittorie, alla fine, tanto che l’ultima è per molti un’intelligente barbarie. Quelli che difendono l’inerzia senza riuscire a mostrarcene altri vantaggi di là da quelli del quieto vivere e della beata rassegnazione a lasciar l’Italia isolata, incompiuta e indifesa sopra innaturali confini, si dichiarano, senza ambagi, devoti propugnatori della civiltà tedesca.

Ma una civiltà italiana non esiste? O non esiste più? O per esistere deve proprio appoggiarsi mollemente alla civiltà germanica perchè sembra virile e muscolosa? La minacciata e vantata egemonia tedesca oltre il dominio politico diretto e indiretto e il dominio industriale e com-