Pagina:Ojetti - Le vie del peccato.djvu/30

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mano di Elisa Ciampi, la onestissima amica del reggimento Foggia. Quando venni a Firenze, egli dovette andare per quindici o venti giorni ad Aquila, in villa, per le sue faccende d’agricoltura. Io sola con la bimba, a casa di mia suocera, cercai di non essere vista, mi feci venire tanti libri da Londra e da Parigi e mi misi a leggere tutto Shakespeare, e lì vissi come in una serra. E lo sai perchè ti scrissi ogni giorno.

Una mattina sul Ponte alla Carraia incontrai (e credo di averti scritto anche questo) Giannino Santariva e parlammo di Roma, di te, del cielo sereno, del ballo della Croce Rossa dove lo avevo veduto l’ultima volta.

Egli era allora fidanzato alla piccola Giustoli e mi avevano detto che un bel giorno il fidanzamento s’era rotto. Gliene domandai, e mi propose di venire a casa a narrarmi tutto. Ci venne e ci tornò due o tre volte, presente mia suocera, e si parlò quasi sempre della Giustoli della quale egli aveva un ricordo vivissimo (credo lo abbia ancora, ma che me ne importa?)

Una settimana dopo, senza alcun preavviso, col treno di mezzanotte giunge mio marito, e alla mattina viene a vedermi tutto accigliato con una lettera in mano. Prima di mostrarmela, mi annuncia brevemente: