Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/136

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Nestore e i suoi compagni d’ogni arte non mi confidassero i loro più nascosti propositi per l’indomani e anche pel lontano avvenire. Io gli ripetevo che mio figlio non mi rivelava mai i misteri del suo partito e che io non glieli chiedevo, anzi ne sapevo meno di chiunque perchè non leggevo nemmeno l’Avanti! che pei più dei borghesi ha in questi anni preso il posto dell’antico Barbanera o Pescatore di Chiaravalle. Egli mi faceva l’onore di non credermi, e ripeteva guardando i presenti: – Se il dottore ci raccontasse tutto quel che sa.... – Non sapeva di dire una gran verità; ma questa verità non riguardava la Camera del Lavoro. Io sorridevo per non passare da imbecille; egli restava convinto che io ero il depositario dei segreti di tutti i rivoluzionarii d’Italia; e gli ascoltatori sorridevano più di me. Il sindaco Pópoli non era un imbecille, ma aveva il torto di credersi intelligente. Alto e magro e quasi canuto, era l’uomo più accuratamente raso e ravviato di tutta la città, non solo perchè si faceva la barba fin negli orecchi una volta al giorno (e magari in Municipio, per non perder tempo), ma anche perchè si faceva due volte la settimana tagliare i capelli, spuntare i baffi che portava corti, come si diceva fino a poco tempo fa, all’americana, e, alla fine dell’operazione, s’avvicinava alla faccia uno specchietto e aprendo le narici cercava anche lì dentro qualche pelo fuori rango da far súbito decapitare. Avevamo ed abbiamo lo stesso barbiere, e questi dati storici li ho dunque da fonte