Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/191

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Il tuo pensiero? Ti pare che questo sia un pensiero? È un’insolenza. E non conta. Altri intervenivano a mettere pace: – Via, pensate a mangiare. Questa è una trattoria, non è un comizio. Vi guastate il pranzo e poi dovete pagarlo lo stesso. Per fortuna entrò una donna carina, snella, bruna, incipriata e, quel che più dava gusto lì dentro, profumata, e tutti si voltarono a guardare lei e le calze di seta e le corte gonnelle. L’accompagnava un bell’uomo, lustro e pacioso, tra i trenta e i quaranta, con una faccia tonda e rasata che pareva un dolce da curato: onorevole, mi dissero, anche lui. E m’aggiunsero che quella era la sua amica, una genovese, la quale ballava a Milano ma da un mese non ballava più per seguire l’amico suo e della rivoluzione. Si sedettero a un tavolino accanto a me e al russo, ma il deputato, appena ordinato il pranzo, si rialzò per venire a salutare alla nostra tavola i suoi colleghi. Quello biondino e quello congestionato salutavano, alla loro volta, familiarmente con la mano la nuova venuta, e chiedevano al compagno: — Stasera dove andate? Udii che il programma era d’andare prima in un caffè di varietà dove ballava un’amica di lei; poi in una sala da ballo dove potevano ballare tutti. — E domattina si va a San Pietro, – concluse con equanimità. — A San Pietro? — Sì, nella Basilica. Io non ci sono stato mai,