Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/195

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Tu dovresti parlare di queste buffonate co ministro degl’Interni. L’altro che respirava grosso, moveva solo la destra con l’aria d’assicurare l’interlocutore: – Lascia fare a me. S’udì ancora un altro dire al maestro di scuola, indicandogli il colletto e lo sparato della camicia: — Che cos’è? Sangue? Quello esterrefatto si schiacciò il mento sul petto per arrivare a scorgere il proprio sangue. Ma i vicini lo avvertirono: – È vino. – Era il vino della bottiglia che gli si era rovesciata addosso mentre egli si rovesciava sotto la tavola. E tutto finì lì. Il male furono i cocci, e li pagò, tutti, signorilmente, l’onorevole Michelangelo anche perchè il russo era scomparso. Si restò d’accordo che la mattina dopo, un poco prima delle nove, sarebbero passati a prendermi al mio albergo con l’automobile, addirittura, di Sua Eccellenza. Vennero alle nove e mezzo. L’amica di Flora si chiamava Leda ed era meno giovane di lei; ma forse per questo era meglio abituata alla magnificenza delle automobili ministeriali e delle basiliche papali. Per ascoltare le spiegazioni che io cercavo di dare alla comitiva, si fermava, poggiava le due mani sul manico d’avorio del suo ombrellino verde e, seria in volto, senza guardarmi in faccia, approvava con la testa le mie parole, benevola e regale. Le sue domande