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Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/239

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Queste cose chi te le ha dette? E che te ne importa a te di queste cose? Si sedette sulla mia poltrona. È una poltrona vecchia e dura, la sola che ho portata lassù in campagna. Se non era una poltrona dura e vecchia, non l’avrei portata in campagna. Ma io mi ci seggo di fianco, e così mi ci accomodo; e alla fine so anche schiacciarci un sonno. Nestore invece appena sentì la difficoltà di adattarvi il suo giovane corpo, s’alzò dandole un calcio in una gamba, e si sedette sul letto. — Un affare è sempre un affare, – mi rispose quando si sentì sul soffice: – E se è un buon affare, è inutile abbandonarlo agli uomini d’affari col preconcetto che, pure essendo buono, resta sempre un affare. Tu fammi il piacere di dirmi quanto, secondo te, l’oliveto può valere. Ha mille piante, tutte di frutto e giovani. — Diciamo sessantamila lire. — Io gliene faccio offrire trentamila. — Le hai? — Basta firmare un compromesso e dargli cinquemila lire. Le ho. Se non le avessi, le troverei. Cinquemila lire, oggi.... — A trentamila non te lo dà. Ma se te lo dà, un giorno dovrai pur pagargli le altre venticinquemila. — A quell’ora l’avrò rivenduto. — Lui non trova a vendere e tu troverai a rivendere? — Forse ho già trovato. Non stava fermo un minuto tutto preso dalla