Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/80

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L’avesse detta un altro quell’eresia sulla pasta indigesta.... Giacinta osservò soltanto, timidamente: — Guardi che anche la pasta è ben cotta, e crocchia. Alle frutta, l’onorevole prima accese come noi un mezzo toscano; poi si battè la fronte con le dita e gridandomi: – Non accenda, cavaliere, non accenda, – trasse dalla tasca interna della giacca due sigari ravvolti in un pezzo dell’Avanti, due grossi sigari con l’anello rosso e oro: – Prenda uno di questi. Ce li ha offerti il segretario particolare del Presidente del Consiglio quando jeri siamo andati da lui per lo sciopero dei lanieri. Sono della regia ma, sembra, ottimi. Io sono abituato al mio toscano e non transigo, ma li conservo per gli amici ghiotti. Prenda, la prego. Li prenda tutti e due. Quel bravuomo li tiene nel cassetto della sua scrivania, insieme a sigarette sopraffini; e per ognuno che ne offre a un deputato socialista, ne mette uno da parte della stessa specie e qualità per offrirlo a un deputato popolare. La giustizia! La giustizia, s’intende, del Governo borghese che va tutta in fumo. S’era alzato, ma Nestore e Filiberti gli facevano notare che mancava ancóra un quarto alle dieci e che alla Camera del Lavoro era opportuno andare piuttosto un quarto d’ora dopo che un quarto d’ora prima. Nestore gli era vicino, in piedi, un poco più basso di lui. Il deputato gli mise un braccio sulle spalle, affettuosamente, e rivolto a me dichiarò: —