Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/81

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Bell’intelligenza, questo figliolo. Lo porteremo avanti. E del resto non ha bisogno di noi vecchi perchè andrà avanti da sè. L’esempio che ha dato alle classi borghesi scegliendosi la professione che s’è scelta ed esponendosi alle più rabbiose rappresaglie, è noto a tutti i socialisti d’Italia, – e con la palma gli batteva sulle spalle e sulla testa: – L’ha mai inteso parlare? Intendo, parlare alle masse. Io l’ho sentito a Pisa, alla Federazione Macchinisti. Ti ricordi, Nestore? “Io non sono un avvocato, sono un ferroviere, sono un macchinista. Io conosco le leve che bisogna muovere per mandare avanti la macchina del socialismo sul nostro binario. Le leve sono queste. Uno....”. Chiaro, leale, ardito. Bravo Nestore! , – e gli rotava la mano tra i capelli che Nestore ha lucidi e neri: – “Io non sono un avvocato”. Bravo Nestore! Gli avvocati sono la peste del socialismo. Ti fa meraviglia, eh, ragazzo mio, che io mi ricordi parola per parola quel tuo discorso? Ma un capitano deve aver buona memoria, prima di tutto. E io mi vanto di ricordare il nome di tutti i socialisti che ho conosciuti, anche fuori del mio collegio. Tutti! Allegro, facondo, instancabile, quello doveva concepire la rivoluzione come una gran burla da fare alla nazione; e chi più ne inventava, più era bravo. Il partito socialista gli doveva sembrare qualcosa di simile ai quattro che tengono nel gioco del lenzuolo le quattro cocche: l’Italia sul lenzuolo, e loro a tirare, e l’Italia a