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Pagina:Olanda.djvu/313

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AMSTERDAM. 301

gli sorge dirimpetto, fondato su trentaquattromila palafitte, perchè non ha di notevole che un peristilio di diciassette colonne, si chiama la porta senza casa; bisticcio che ogni olandese si fa un dovere di ripetere agli stranieri, sorridendo impercettibilmente coll’estremità delle labbra. Chi capita ad Amsterdam nella prima settimana della Kermesse, ch’è il carnevale dell’Olanda, può vedere in questo edilizio uno spettacolo curiosissimo. Per sette giorni, nelle ore in cui non si fanno affari, la Borsa è aperta a tutta la ragazzaglia della città, che v’irrompe, facendo uno strepito infernale di pifferi, di tamburi e di grida; licenza che, se è vera la tradizione, sarebbe stata concessa dal Municipio in onore di alcuni ragazzi, i quali, al tempo della guerra d’indipendenza, giocherellando presso l’antica Borsa, scopersero gli Spagnuoli che si preparavano a far saltare in aria l’edilizio con un naviglio pieno di polvere, corsero a darne avviso ai cittadini, e mandarono così a vuoto il tentativo dei nemici. Oltre il palazzo reale e la Borsa, sono un bell’ornamento di Amsterdam il palazzo dell’industria, fatto di cristallo e di ferro, e sormontato da una cupola leggerissima, che da lontano, quando vi batte il sole, gli dà l’aspetto d’una grande moschea; e come monumenti storici, le vecchie torri che s’alzano sulla riva del porto.

Fra queste torri ve n’è una che si chiama Torre dell’angolo dei piangenti o Torre delle lagrime, perchè là s’imbarcavano altre volte i marinai olandesi