Vai al contenuto

Pagina:Omero - L'Odissea (Romagnoli) I.djvu/125

Da Wikisource.
62 ODISSEA

80e nella Libia, dove cornuti già nascon gli agnelli:
ché qui figlian tre volte, nel giro d’un anno, le greggi.
Quivi a nessun dei capi di gente, a nessun dei pastori,
mancava mai né carne, né cacio, né latte soave:
ch’offrono sempre latte le greggi, da mungerlo in copia.
85Or, mentre erravo per quelle contrade, e adunavo ricchezze,
tante, in quel tempo un uomo m’uccise con frode il fratello
alla sprovvista, tradito dalla moglie sua maledetta.
Cosí non mi fa lieto regnare fra questi tesori.
Dai vostri padri poi, chiunque sian essi, sapute
90le mie sciagure avrete: ché molto io soffersi, e perdei
la mia casa, opulenta di tante bellezze e ricchezze.
Oh!, se la terza parte soltanto ne avessi, ed in vita
fossero gli uomini ancora che allora trovaron la morte,
lungi dal suolo argivo che nutre cavalli, sotto Ilio!
95Ora, sebbene per tutti col cruccio nel cuore m’affligga,
— ché cento volte e cento fra i muri di questa mia reggia
ora placo piangendo le doglie del cuore; ora poi
desisto: ché fastidio vien presto del gelido pianto — :
non tanto — e me ne duole — per tutti costoro m’affliggo,
100quanto per uno solo, che quando a lui penso, odiosi
cibo mi rende, e sonno: ché niun degli Achivi sofferse
quanti travagli e fatiche sofferse Ulisse. E la sorte
serbava a lui tormenti, a me non sanabil rimpianto
di lui, che sta lontano da tanto da tanto; e neppure
105sappiam se è vivo o morto. Ma forse lo piangono morto
Laerte, il vecchio padre, la saggia Penèlope, e il figlio
Telemaco, che nato da poco lasciò nella reggia»
     Disse: e in Telemaco brama suscitò di piangere il padre.