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Pagina:Omero - L'Odissea (Romagnoli) I.djvu/14

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PREFAZIONE XV

il miglior commento, la migliore esegesi dell’Odissea. Molti dei particolari sono discutibili, discutibilissimi; ma in complesso, questa navigazione, dalla quale risulta viva l’immagine del Mediterraneo quale fu ai tempi d’Omero, riesce il miglior commento dell’Odissea. Poi vedremo come e perché. Ora vediamo i risultati del Bérard. Io avverto che nel riferirli mi allontano molto dalla sua esposizione, e mi servo piuttosto del prezioso materiale raccolto per elaborarlo liberamente.

Tralasciamo i viaggi di Telemaco, che pel nostro scopo interessano meno, e veniamo senz’altro ad Ulisse.

L'Isola di Calipso. Ulisse ci appare la prima volta nell’isola di Calipso. Ma che cosa ci dice Omero di quest’isola?

Che è tutta circondata dall’acqua, che è nell’ombelico del mare, che è alberata (I, 50 sg.), che è remota, che c’è una spelonca, che ci sono prati di fiori violacei e di petrosello.

Tutte indicazioni, è chiaro, troppo generiche. Dista una ventina di giorni di navigazione dall’isola dei Feaci; ma anche questa è indicazione vaga, e poi neppure sappiamo con precisione dove sia l’isola dei Feaci.

Ma una traccia troviamo forse nei nomi. Calipso è (Canto I)

                  la figlia d’Atlante, nemico dei Numi,
che tutti sa gli abissi del mare, che regge i pilastri
alti, che l’un dall’allro dividono il cielo e la terra.

Ora, nell'antichità il nome Atlante non designava, come ora, quell’insieme di catene parallele che va dall’Atlantico al golfo di Tripolitania, dal Capo Kotés alle Sirti. Atlante