Pagina:Omero - L'Odissea (Romagnoli) I.djvu/46

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PREFAZIONE XLVII


Le due figurazioni sono identiche. Il moderno metodo di pesca risale senza dubbio a tempi antichissimi. Ed è piú che probabile che Omero abbia visto una pesca simile, e che l’immagine della vita reale, rimastagli nella rètina, abbia suscitata tutta l’invenzione di Ulisse contro Scilla. Questo fu e sarà sempre il processo della fantasia poetica.

Ancora, su tutte le coste della Sardegna, ma piú specialmente nel golfo di Porto Torres, dall’isola Asinara all’entrata delle Bocche, vicino al luogo ove abbiamo collocata la città dei Lestrigoni, si fa la pesca del tonno. Troppo lungo sarebbe descriverla. In due parole, i grossi pesci, che viaggiano in frotte, sono attirati mediante un sistema di reti in uno spazio circoscritto di mare, dove poi vengono massacrati a colpi di fiòcina.

Questa pesca viene tuttavia compiuta con gran solennità. Essa è ispiratrice, in Sicilia, di molti canti che l’accompagnano, e che non sono semplici spunti o ritornelli o cadenze, ma vere e proprie composizioni, con alternazioni fra una voce e il coro, con risposte, con elementari combinazioni di voci, insomma, con costruzione ed elaborazione artistica. Indici dunque, d’una singolare importanza tribuita a questa pesca, d’una concezione quasi religiosa, che certo dovrà risalire ad età antiche.

Senza dubbio, poi, questa pesca colpiva molto la fantasia degli antichi; e le rimembranze ne son frequenti nelle opere di poesia. Valga per tutte la possente descrizione di Eschilo, che appunto paragona al macello dei tonni la strage dei Persiani compiuta nelle acque di Salamina:

Ma come tonni, o come pesci in rete
già stretti, gli altri, con troncon’ di remi,