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POESIE MINORI 195


luoghi. E il poeta gli narrò la sua storia; e il pastore, Glauco, mosso a pietà, lo accolse nella sua capanna, al suo povero desco. Mangiarono, e i cani, affamati, abbaiavano. Onde il poeta:

Dare un consiglio o Glauco, dei greggi custode, ti voglio.
Prima di tutto, ai cani che guardan la casa, tu devi
dar da mangiare: è meglio cosí: perché súbito l’uomo
senton che avanza, allora, la fiera che invade il recinto.

Finito il banchetto, Omero incantò Glauco col racconto dei suoi viaggi e delle sue avventure; e cosí protrassero molto la veglia.

La mattina dopo, Glauco lasciò Omero solo nella capanna, in compagnia d’un capraro suo compagno, e si recò a Bolisso, a narrar tutto al padrone. Questi lo rimproverò perché aveva cosí accolto il primo venuto; ma tuttavia, gli disse di condurglielo. E come ci ebbe un po’ parlato, si convinse che era un uomo di merito e di esperienza, e gli affidò l’educazione dei suoi figli.

E Omero accettò. E trascorse allora un periodo abbastanza tranquillo; e scrisse le seguenti opere: I Cèrcopi, La Batracomiomachia, La Psaromachia (battaglia degli storni), L'Eptactichè (titolo poco chiaro), gli Epichichlídes (I Tordi), e — soggiunge l’autore — tutti gli altri carmi scherzosi attribuiti ad Omero. E di questi carmi scherzosi, Suida e Proclo ci danno qualche altro titolo; e precisamente, l'Aracnomachia (la battaglia dei ragni); la Geranomachia (battaglia delle gru, s’intende coi Pigmei); la Keramís (sarà quella stessa breve poesia che ci è giunta sotto il nome di Kàminos).