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535-562 AD ERMETE 81

Vantaggio ritrarrà dai miei vaticini chi giunga,
vuoi con la voce, vuoi col vol dei fatidici augelli:
questi dai miei responsi vantaggio trarrà senza inganno.
Ma chi, fidando, invece, nel volo d’augelli mendaci,
fuor di proposito voglia richiedere il mio vaticinio,
farà la strada invano; ma i doni li accetto lo stesso.

     E un’altra cosa ancóra, benevolo Dèmone, figlio
di Maia, e del Signore dell’ègida illustre, io ti dico.
Ci sono certe Trie, che vennero a luce sorelle,
vergini, e vanno liete di rapide penne: tre sono,
ed hanno tutto il corpo cosperso di bianca farina.
Hanno sottesso un anfratto del monte Parnaso la casa,
e insegnano in disparte le lor profezie, ch’io fanciullo
appresi, mentre i buoi custodivo; né Giove le cura.
Chi qua, chi là, da questo rifugio poi sciamano a volo;
cibano favi; e tutti si compiono i loro presagi;
e quando invasan poi, pasciute del pallido miele,
volonterose dànno responsi veridici: quando
tengono invece in dispregio quel cibo soave dei Numi,
tentano allora altrui sviare dal retto sentiero.
E dunque, io te le affido: consultale tu senza frode,
paga fa’ la tua brama. Se poi vorrai farti un allievo
fra gli uomini, udrà spesso, se pur sorte avrà, la tua voce.

Questo abbi, Ermète; e sii dei cornigeri bovi silvestri
e dei cavalli custode, dei muli tenaci al lavoro;
ed ai leoni dagli occhi di fuoco, ai cignali zannuti,
ai cani, a quante greggi nutrica l’ampissima terra,
sarà signor di tutti gli armenti il chiarissimo Ermète.

Omero minore -