che avean figli mortali concetti agli Dei sempiterni,
che avea le Dee congiunte con gli uomini nati a morire.
Dunque, d’Anchise brama soave le infuse nel cuore,
che allor dell'Ida irrigua di fonti sui vertici eccelsi
i buoi pasceva, e tutto sembrava all'aspetto un Iddio.
Come lo scorse, dunque, l’amica del riso Afrodite,
innamorò, la mente le invase terribile brama.
A Cipro venne, entrò nel suo tempio fragrante d’incensi,
a Pafo: un tempio qui possiede e un altare odoroso.
E poi ch'entrata fu, chiuse ch'ebbe le fulgide porte,
qui la lavarono allora le Càriti, l’unsero d’olio
ambrosio, quale sempre le membra dei Numi cosparge.
E, tutte quante cinta le membra di fulgide vesti,
adorna tutta d’oro, l’amica del riso Afrodite,
lasciò Cipro fragrante, si mosse alla volta di Troia,
alta, alle nuvole in mezzo, compiendo veloce il viaggio.
E giunse all'Ida irrigua di fonti, nutrice di fiere,
ed a la stalla mosse, diritta pel monte; e a lei contro,
scodinzolando, lupi, leoni dagli occhi di fuoco,
orsi, veloci pantere, che mai non si sazian di damme,
mosser. La Diva scòrse le fiere, fu lieto il suo cuore,
e infuse a tutte quante nel petto la brama d’amore;
e giacquer tutte a coppie per entro gli ombrosi covili.
E poi, mosse alla bene costrutta capanna ella stessa,
e lui trovò, che stava qui solo, lontano dagli altri,
Anchise eroe, che aveva bellezza quanta hanno i Celesti.
Avean gli altri pastori seguíti nei pascoli i bovi,
e nel presepe egli era, lontano dagli altri, rimasto,