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122 poesie

     Dell’empia Fillide
     Non cercherò.
Più sue superbie
     20Non piangerannosi,
     Sorga Lucifero,
     O ritorni Espero,
     Io senza lagrime
     Il mirerò.
25Distrutti spiriti,
     E cor di cenere,
     Gioire apprendasi:
     Assai la perfida,
     Che fu nostr’Idolo,
     30Ci tormentò.

XXXVIII

Colloquio amoroso.

In sulla ghiaja
     Del Greco Anauro
     Diceva Aglaja
     Al caro Aglauro,
     5Se ti rimembra, che si volse in Tauro,
     E per lungo viaggio
     Giove sul tergo Europa in mar portò,
     Vedrai, ch’io non t’oltraggio,
     Se del tuo fianco a me sostegno io fo.
10Non reca noja,
     Amato peso,
     Anzi dà gioja
     Al core acceso:
     Ma dimmi, Aglauro, hai tu per sorte inteso,
     15Che Gerïon Tebano
     Incenerisce a i rai di mia beltà,
     E tenta, benchè invano,
     Destar delle sue fiamme in me pietà?
Ei dice, come
     20Del suo sembiante
     L’alta Eurinome
     Divenne amante,
     E che la bella Eubea del gran Taumante
     Fa testimonio al Cielo,
     25Che sia sempre di lui serva sua fè;
     Ma che per lui di gelo,
     E che sempre di fuoco ei fia per me.
Tempra talora
     Eburnea lira,
     30E sull’Aurora
     Canta e sospira;
     Ora assomiglia al mar quando s’adira,
     L’orrida mia durezza,
     Che al suo pregar non mai s’intenerì.
     35Or l’alta mia bellezza
     Adegua al chiaro Sol, che illustra il dì.
Spesso mi manda
     Erbe Sabee,
     Ed in ghirlanda
     40Gemme Eritree.
     Sciocco amator, vili bellezze e ree
     Vendere a prezzo indegno
     I più cari diletti han per virtù;
     Nè sa ch’ultimo segno
     45De’ miei desiri e de’ pensier sei tu.

XXXIX

Consola Amarilli febbricitante.

Musa, Amor porta novella,
     Ch’è per me piena di pene;
     Amarillide mia bella
     Ha ria febbre entro le vene,
     5E dal fior della bellezza
     Sta lontana ogni allegrezza.
O Melpomene diletta,
     Spiega l’ali tue dorate
     Là ’ve l’egra giovinetta
     10Mena in doglia le giornate,
     E di canto falso, o vero
     Rasserena il suo pensiero.
In tua man sono i tesori
     Di Castalia e d’Elicona;
     15Sai di Giove i tanti amori,
     Sai ch’il cielo egli abbandona,
     E per farne il suo desío
     Ei trasforma la bella Io.
Tu sai dove, e per quai modi
     20Nel bell’ôro egli piovea;
     Sai nel Cigno le sue frodi,
     E la favola Ledea;
     Sai, che a doppio il Sole affrena,
     Tormentato per Alcmena.
25Tai memorie avran potere
     Di recarle alcun diletto,
     Ma seguendo il mio volere
     Canterai d’altro subbietto,
     E dirai l’alta rapina,
     30Ch’ei fe’ già per la marina.
Quando uscendo il Sol dell’onde
     Sul bell’ôr del carro eterno,
     Giva Europa per le sponde
     Vagheggiando il mar paterno;
     35Da lontan Giove la scôrse,
     E gran fiamma al cor gli corse.
Sì lo prese il nuovo affanno,
     Sì lo strinse il gran desíro,
     Ch’egli ordì ben strano inganno
     40Alla Vergine di Tiro:
     Di bel toro il volto ei prende,
     Ed a’ pié le si distende.
A mirar l’alta bellezza,
     Di che adorna era la fera;
     45Come avvien pur per vaghezza,
     Ferma il piè la Donna altera,
     Poscia a lei corre vezzosa,
     Poi sul tergo le si posa.
L’animal tutto arricchito
     50Dal tesor, che pur chiedeva,
     Per amore alza un muggito,
     Poi sul piè dolce si leva,
     Poi ne va per la campagna,
     Poi nel mar l’unghia si bagna.
55Così l’inclita fanciulla
     Passo passo s’assicura;
     Già col toro si trastulla,
     Già depone ogni paura;
     Quando Giove ecco repente
     60Nuota in mar velocemente.