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Pagina:Opere (Chiabrera).djvu/136

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del chiabrera 123

Dentro il pelago s’avventa
     Lieto in sè del grand’acquisto,
     Ma la Vergine paventa,
     E con cor pensoso e tristo
     65Con le man le corna afferra,
     E riguarda in ver la terra.
Poi che al fin più le fu tolto
     Rimirar l’amata riva,
     Di pallor si tinge il volto,
     70Che ostro dianzi coloriva,
     E bel nuvolo di pianti
     Va turbando i bei sembianti.
Indi volta a rischi indegni
     Manda al Ciel voci funeste:
     75Dunque tolta a’ patrii regni,
     Fra rei mostri e fra tempeste,
     Lascerà l’ossa infelici
     La Regina de’ Fenici?
Lascia omai, lascia i sospiri,
     80Giove allor dolce le dice,
     Così, giovine, sospiri?
     Chi veggendoti felice
     Bramerà tuoi pregi alteri,
     Nè vedrà come gli speri.
85Io son Giove, in quest’armento
     Mie sembianze ho trasformate
     Per cessar mio gran tormento
     Testimon di tua beltate;
     Se perciò senti involarti,
     90Hai tu cosa onde lagnarti?
Sì, parlando egli consola
     Quei suoi nobili dolori:
     Ecco poi che interno vola
     Bell’esercito d’Amori,
     95Che talor nella marina
     Bagna l’ali, e le s’inchina.
Con insidie così care,
     Con tal’arte di dolcezza,
     Tutt’allegra in mezzo al mare
     100Ne portò l’alma bellezza;
     Poi nell’Isola di Creta
     Di tre figli ella fu lieta.
Ma se forse, o nobil Musa,
     Cotal canto a te non piace,
     105Canta il corso d’Aretusa,
     Che sotterra andò fugace;
     O l’ardor di Galatea,
     O l’amor di Citerea.

XL

Agli occhi di Bella Donna.

Occhi armati di splendore,
     Onde Amore
     Per bearle arde le genti,
     Se la gioja del mirarvi
     5Giusto parvi,
     Che costar debba tormenti,
Gli occhi miei sen vanno in pianti,
     Miei sembianti
     Sono a morte impalliditi;
     10Tragge il fianco alti sospiri:
     I martíri
     Giù nel cor sono infiniti.
E se voi nol mi credete,
     Deh chiedete
     15L’aure in ciel, ch’errando vanno
     Che s’arrestano unqua il volo
     Al mio duolo
     Per pietate il vi diranno.
Dite al Sol, quando nell’onde
     20Ei s’asconde,
     Quando ei riede al cielo adorno,
     Se giammai vede i miei lumi,
     Che duo fiumi
     Non mi spandano d’intorno.
25Or se a dura angoscia acerba
     Si riserba
     Vostra luce alma serena;
     Occhi, in prova di pietate
     Dispensate
     30Un sol guardo a tanta pena.

XLI

Che ben mirato loderà, e mal mirato
biasimerà gli occhi
.

O begli occhi, o pupillette,
     Che brunette
     Dentro un latte puro puro
     M’ancidete a tutte l’ore
     5Con splendore
     D’un bel guardo scuro scuro.
S’oggi mai non vi pentite,
     Occhi udite,
     Io m’accingo alla vendetta:
     10Punirò quei vostri sguardi
     Con quei dardi,
     Che la cetera saetta.
Non dirò già, che brunette,
     Pupillette,
     15Non vi siate chiare e belle,
     Nè che in cielo al vostro foco.
     Fosse loco,
     Se non degno in sulle stelle.
Sì dirò, che se giammai
     20Vostri rai
     Orneranno alcun de’ cieli;
     Si faranno in qualche sfera
     Nuova fera,
     Come rei, come crudeli.
25Ma se omai voi vi pentite;
     Occhi udite,
     Non m’accingo alla vendetta;
     Armerò quei vostri sguardi
     Di quei dardi,
     30Che la cetera saetta.
E dirò: che se giammai
     Vostri rai
     Alcun ciel faranno adorno;
     Da quel cielo uscirà fuora
     35L’alma Aurora
     A menar più bello il giorno.