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condizione, lamentavasi della donna perduta, ma che volendo salire a grado di maggior pregio, egli doveva cessare i suoi lamenti, e che Laura era personaggio attissimo a condurvelo; e però egli fece venirla ad ammonirlo in questo verso: Di me non pianger tu.

”Altamente dunque, o Signori, onorò la sua donna il Petrarca, e per gentile maniera egli ritrasse le imperfezioni di sè medesimo per esprimere la eccellenza di lei. Confessò essere fornito di poco senno acciocchè ella apparisse savissima; e certamente non a torto un sì leggiadro poeta è celebrato e caro tenuto dal mondo. Egli sollevò l’animo degli amanti al colmo de’ leggiadri pensieri, e sempre nei versi suoi dà cagione di virtuosamente pensare, siccome in questo Sonetto puossi comprendere: intorno al quale, riguardando alla materia, ho discorso poco, riguardando alla mia persona, troppo, ma rivolgendo la mente alle Signorie Vostre, abbastanza„.

V. Io sono giunto alla fine; ora che dite voi sopra le cose lettevi?

F. Lealmente io posso dirvi, che le cose e le parole udite hannomi tenuto attentissimo, e che in udendo, la mente mia non s’è punto stancata.

V. Il comprendeva in parte, dal rimirarvi immobile. A me, se io debbo aprire il mio sentimento, pareva di mano in mano sì fatte cose dover essere state nell’intelletto del Petrarca allora ch’egli metteva insieme il Sonetto, e stimo ch’egli non dovesse pentirsi d’averle pensate: cotanto sono acconcie a’ versi che in sè le rinchiudono, e che altrui le spongono e fannole intendere.

F. Ho letto alcune Lezioni intorno a simiglianti poesie, ripiene di somma dottrina, anzi dello Spositore che del Poeta.

V. Allora stanno gli uditori maravigliando della scienza di chi discorre, ma non per certo della eccellenza di chi compose.

F. Vogliamo noi credere, che ella sia scrittura del signor Chiabrera?

F. Ella è di lui certamente, e mi rammento udirla recitare nell’Accademia, la quale qui in Savona si raunava in casa Ambrosio Salinero

F. Or sia con Dio; abbiamo una piacevole Lezione udita, ed in un piacevole luogo, luogo che può bello parere a chiunque apprezza cose altre che le pompose.

V. Se le miserie di questa mal nata guerra non s’interponevano, si vedrebbe oggidì questo riposto alberghetto non così privo d’ogni ornamento.

F. Di che voleva egli adornarlo? Di pitture per avventura?

V. Ha promessa da Bernardo Castello, e da Luciano Borzoni, ambedue eccellenti pittori, ed ambedue suoi diletti compari, ch’essi illustreranno queste muraglie con loro pennelli.

F. Faranno, secondo il verso del Poeta, in poca piazza mirabili cose.

V. Ma il signor Chiabrera non si starà, hammi detto; ch’ei vuole dichiarare sua devozione verso alcuni grandissimi Principi, alla cui memoria rimane obbligato per onori e beneficj singolari.

F. Deono essere i Serenissimi di Toscana.

V. Voi v’apponete — Ferdinando e Cosmo. Ma non meno adora le grazie e l’alta bontà di Urbano Ottavo Pontefice Massimo.

F. Per sì fatti personaggi che pensa egli riporre qui entro?

V. Vuole che si dipingono tre archi; uno in questa faccia della stanza, e in queste due pareti due, i quali si guardino all’incontra. In questi archi, secondo l’antica maniera, In pensato che si leggano alcune parole.

F. Da lui poste insieme?

V. Io nol so.

F. Ma le parole, sapete voi?

V. Solle, e sono queste:

ferdinandvs mag. dvx aetrvriae iii.
arces erexit, classes extrvxit, pratas
afflixit
ad pacis conversvs
praeclara ingenia non despexit.


Per Cosimo dirassi:

cosmo magno dvci aetrvriae iiii.
fidei cvltoris, paci cvstodi, ivstitiae
conservatori
qvod mvsae labantes hilariter exceptae
svnt.


F. Sono gran lodi.

V. Ma la somma è, ch’elle sono vere.

F. E per lo papa?

V.

vrbanvs viii. pont. max.
a svmmo dignitatvm cvlmine
elegantiorvm hominvm vota non respvens
favstis acclamationibvs foelix
favstis acclamationibvs optmvs.


F. Oh molto favorito scoglio! Ma perchè appellato Siracusa?

V. Per la vicina chiesa della Santa, che a patria ebbe quella città.

F. Ottimamente. Ma annottasi; è da moversi, volendo entrar nella terra, perchè i soldati serrano le porte a buon’ora.





ELOGI

DI

UOMINI ILLUSTRI





Se lo Scrittore si acquistasse titolo di eloquente per una pura proprietà di favella, e per mostrarsi padrone di certi modi che con gentilezza carissima escono di bocca naturalmente agli uomini che sono idioti, io mi lascerei con-