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del chiabrera 53

     Altera sede,
     Ove è ben noto
     45Cosmo in armi possente;
     Caro alla Fede,
     D’Astrea divoto,
     E pur sempre clemente.
Rettor superno,
     50Cui trema il mondo,
     Cui l’alto Olimpo adora,
     Col guardo eterno
     Rendi giocondo
     Via più suo scettro ognora:
     55Ne sol fassi per me calda preghiera
     A tua bontà divina;
     Nè solo a te s’inchina
     Perciò d’Arno real l’ampia riviera:
     Ma quanto inonda
     60Tra spume avvolta
     L’Italïana Teti,
     Ed ogni sponda,
     Ove s’ascolta
     Di Dio gli alti decreti.
65Alma cortese
     Ver chi le giova
     Larga esser suol d’onore;
     Ma qual s’intese
     Nel mondo prova
     70D’altrui giovar maggiore
     Che spalmar selve, e stancar schiere armate,
     E dispensar tesori,
     Togliendo a’ rei furori
     Le braccia de’ cristiani incatenate?
     75Certo fra’ mali,
     Che altrui gioire
     Han di guastar virtute,
     Gli egri mortali
     Non san soffrire
     80Peggio che servitute.
Ed io pur vidi
     Freschi Aquiloni
     Gonfiar vele Tirrene;
     E forti e fidi
     85Toschi Campioni
     Scior barbare catene;
     Onde dell’Asia e della Libia i mari
     Lascian popoli folti,
     E tornano disciolti
     90Ad adorar presso i paterni altari.
     Algier l’afferma,
     Biscari insieme,
     Che n’han bassa la fronte;
     Ne men Chierma
     95Col mar che freme
     D’intorno a Negroponte.
Ad ampia gloria
     Ben lungo canto
     Melpomene apparecchia;
     100Breve memoria
     Di lungo vanto
     Chiede ben dotta orecchia.
     Or dove dunque volgeremo i passi?
     Là ’ve prudenza chiama.
     105Piume rinforza, o Fama,
     A’ tuoi gran piè di camminar non lassi,
     Ed al gran tergo:
     Poi tra le sfere
     Va de’ superni chiostri,
     110Ove hanno albergo
     L’anime altere
     De’ gran Medici nostri.
Forma tai note
     Tra gli almi eroi,
     115Già tanto illustri in terra;
     Di’ che il nipote
     Nei sentier suoi
     Dall’orme lor non erra;
     Che i raggi, onde rifulge alto Loreno,
     120Intentamente ei mira,
     E che il guardo non gira
     Dai lampi, onde rifulge Austria non meno:
     Mai sempre avverso
     Alle bevande,
     125Con che Circe avvelena;
     E sordo inverso
     Al suon che spande
     Qual più scaltra Sirena.

LXXVI

Quando si sorprese Agrimane, fortezza in Caramania, conquistaronsi due galere di Fenale, furono liberati duecentotrentasette Cristiani, e fatti schiavi duecentoquarantatre Turchi.

IX

Secondimi bel vento,
     Or che a’ lidi lontani
     Tra’ golfi Caramani
     L’ardita prora io giro.
     5È ver l’alto lamento
     Su l’estrane contrade?
     E le Toscane spade
     Alto colà feriro?
     Memorabile ardir! non sbigottiro
     10Dell’Ottomano Impero,
     Ove correr dovean tanto sentiero?
Ma per ogni tragitto
     Tra’ più fieri disdegni
     Potran sì nobil legni
     15Schernire ogni periglio,
     Posciachè, Cosmo invitto,
     Lor disleghi le sarte,
     E nei campi di Marte
     Sen van col tuo consiglio;
     20Tu da buon segno non rivolgi il ciglio,
     Nè tenti impresa, dove
     Contra indegni ladron non sian tue prove.
Per qual Egéo profondo
     Dunque non fian securi,
     25Se tu con lor procuri
     Sol del gran Dio l’onore?
     Dio pose in stato il mondo,
     Ei la terra corregge;
     Ed egli anco dà legge
     30Del mare al fier furore:
     Noto è per sè; pure allegriamo il core
     Con alta rimembranza,
     Certo argomento d’immortal possanza.
Chi potrà non stupire,
     35Sul pelago Eritreo