Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/105

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74 L* ALTRIERI caràtteri. Mio padre, da pìccolo, sentìvasi fuggire l'ànimo alla veduta solo di un pezzettino di zucca: ora, ne mangerebbe entro il tè. Non poteva dunque — su via morale — ripètersi un tale caso a mio riguardo ? E, invero, la melanconia che Lisa coll ùltima stretta di mano mi gettava nel cuore, si era a poco a poco inspessata e fatta morbosa; mi avèa condotto ad almanaccare, a — come babbo diceva — perticare la luna, scopandomi uno strano regno di spìriti eli* io non sospettava manco esistesse ; un regno, se di diffìcile entrata, d’impossibile uscita. E ciò avèa fortemente scossi i mièi nervi. Sotto il chiarore del fantàstico mondo, le cose del materiale mi si colorivano al doppio. Lodà- vami, a ino’ d’esempio, il maestro ? trac.... io mi trovava balestrato nel salonone degli esami, dinanzi ad una tàvola col tappeto verde e con sedutivi tre personaggi (cravatta bianca, marsina, decorazioni, sorriso paterno) de’ quali uno porgèvami un libro in rosso ed oro. — Oli ! grazie — e tutto intorno scoppiavano applàusi. ("osi ; pigliava una febbrolina a Giorgio? Madonna ! scorgevo sul letto di lui il lenzuolo segnare le forme di un corpicino instecchito, scorgevo lì a fianco una cassa aperta.... della segatura.... fiori e chiodi. Da lungi, l’estremo tempcllo di un’agonìa ; dalla stanza vicina, singulti. Pcrilqualchè, capito il mio sistema nervoso, torna piano Immaginare quanto la festa — a!!ro che i (unitivo salti! — dell’avvocato Ferretti, mi scombussolasse. Le feste, per chi non c’è abitualo, fanno come il vino ; montano al cervello. Tutte quelle lumiere con specchi che le raddoppiavano ; quel su e giù di gente che s’impacciava reciproca¬