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La Principessa di Pimpirimpara |
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— in un battibaleno — come una palla di
ferro che tonfi in negra aqua, scompare ; scompare non lasciando dietro di sè che un forte
odore di smoccolatura ed un rintrono da grossa campana suonata.
E io mi sveglio. Ilo il corpo indolenzito, la
lingua allappata, gli occhi mezzo ingommati.
Fò per stirarmi : ahi ! — dico, urtando contro
la tàvola — che c’è ? — Io ne rimango sopra-
pensieri, quindi strasecolo allorché, riuscito tastoni alla finestra e schiusa un’imposta, vedo
vestito mè, e il Ietto, non tòcco : quanto all’orologio, accenna alle nove ; quanto al mio Giorgio, si dorme pacificamente la sua dodicèsima ora.
Ed impossìbile raccapezzarmi ; mi affanno invano a cercare. A chi, dunque, ricorrere ì
Perdio ! alla brocca.
Difatti, come v’immergo le mani — che migli iella ! — e mi bagno la fronte, ecco nella
fantasìa ripasseggiarmi, a braccio; la principessa di Pimpirimpàra e la contessa di Nievo. —
Mariuole ! — penso io tra lo stizzoso e il ridente.
E lì, non posso rimanermi di dare una occhiata dietro al sipario del teatruccio ; vi si
animontoiia un garbuglio di fantoccini : ne volgo
un altro alla carta da lèttera posta sopra la
tàvola, vicino al candeliere senza candela e
colla gorgieretta di vetro spezzata ; c’incontro in
majuscole, un :
COW...
— Mariuole, mariuole ! — ripenso nelTabbe-
verare la penna. F, perchè le due burlone non