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Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/155

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124 vita di alberto pisani

a — disse — t’ho a confidare un segreto ; vieni. — Un segreto? a me? — E la fantesca levossi, e il seguì : fermàronsi tutti e due in istrada sotto a un lampione. Ivi il nostro poeta, dimenticatosi affatto che un guatterino grembiale cingeva la Giulia, si diede a sballare una terrìbile storia d’amore ; meglio, una quintessenza di storie. Ella ascoltava con un sorriso di approvazione, dico cioè, non ne capiva una goccia. — E ne morrò, sai ! — concili use lui che narrava. — Vérgine-madre ! — fece la cuoca — che torlobòrlo ! — E morirò avvelenato — ripicchiò Alberto convinto. — Il Signore ne guardi ! — disse ancora la cuoca. Qui. il disgraziato “trasse <ìi seno l’amoroso foglio — Per lei. — — Chi, lei ? — dimandò Colombina stupita. — Gigia ! — risponde Fiori mio con un lungo sospiro. — Taccuìni belli ! — esclamò la fantesca, soffogando a pena le risa — la Balollina ! — e. con un sùbito moto, s’impossessò del viglietlo che, tragicamente, ma non senza interno tremore, porgèvale \1 berlo. Giusto il dì dopo, in sulle ùndici ore, violente scampanellata alla porta di casa Pisani. Era qualcuno, il quale o avea diritto di entrare, o volca. E la servetta, che sollécita accorse, aprì a 1111 signore, lutto vestilo di nero, abbottonato da capo a pie’, compresa la faccia, e col cilindro su’11 occhio.