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CAPITOLO SECONDO 131 Donna (Ìiacinla (livellile pensosa. — Ma, sai — disse — o il mio caro Berlino. che li sei scelta una eccellente compagna ? Bene, e poi bene ! Manca che non dicessi di si ! Sposala.... sposala sùbito.... Diàmine ! Camilla è ricca ; li comprerà un arsenale di giochi. Camilla è grande ; ti porterà in braccio alla nanna.... — Tàque, perchè Alberiino piangeva. Che l'indomani fosse doménica, senz'almanacco, anche senza memoria, saròbbesi dello : fut- t'aHingiro. quiete ; nelfaria, noie smussale di òrgano e leggici* seniore (f incenso ; da lungi, n nn o rombo di campanelli e ìmpeti convulsi di tosse di qualche squilla crepa. () delizioso odor di doménica ! E Alberto, nella càmera sua, in attesa della contessa di-Xcgro e Camilla, le quali usavano accompagnarsi a donna (ìiacinla c a lui per la messa, slava facendosi bello innanzi allo specchio. Si udì uno scampanellìo. — Camilla ! — sciamò Alberto contento. E sentì tutta la casa risvegliàrsegli intorno. Difalli, quella ragazza era sell’ànime e un animino. Al suono giojoso della voce di lei meltè- vansi a chiuccurlare Udii gli uccelli di gabbia del vicinalo, crocchiàvano i parrocclielLi, il cane barbone abbajava, scappavano (piasi scopati i mici ; all’apparire della sua faccia da rosa- Bengàla sembrava che doppiamente brillassero e i cristalli e gli ottoni, sembrava che sorridès- sero i mulli ritraiti dei nonni. Dùnque Alberto, sotto l’allegra influenza di lei, finì di abbigliarsi ; poi, guantaio, in una mano il berretto, il libro di messa nell’altra, lasciò la càmera sua e attraversò quella di nonna vèr il salotto.