Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/168

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C A TITOLO TER/O 137 di lui serbavano traccia, quanto la tela, esau- rili i vetri della lanterna mìmica. Quindi, si vide il nostro gòtico amico, per delle settimane alla fila, in volta nelle pinacoteche, assaporando a centclli le gloriose bellezze : tra una santa indeciso, una regina e una dea. Ma, chèli ! Erano quelle un po’ troppo a chiunque. Alberto avrebbe invece voluto serrarle nella sua stanza, goderle egli solo. Poi, diciamolo, la loro vita d’amore era già stata compiuta, scritta, stampata ; mancavano d’ini non so che.... Cosa ? questo, Alberto, sentiva senza osar di pensarlo). — Fragranza di carne. Cosi, egli usciva dalla pinacoteca, solo come aironi rare, o spesso, col cupo sfondo del quadro neirànima. E, a cibo del suo chiuso umore, lesse un mallino, di una tal stiratrice, che, piantata da una birba di amante, avea ricorso al carbone. Alberto ne intenebri. Ei sospirava un amore ; allri òrane stucco ; a lui nessuna gentile pensava, per allri — e indegno — ecco una poverella. precipitarsi a cacciare dal suo stambugio il creatore sollìo di Dio, a morirne i sospiri con le spergiuro lèttere ; eccola destrare smaniosa il fornellino che già le dava la vita ; poi — nascosta quella Madonna, non mai nascosta per (diro — buttarsi sul lclliccioJo, la faccia contro i guanciali, attendendo.... mula. La fantasìa di Alberto infiammò. Quella mat- v* lina, ei passò oltre il liceo, tenne verso una porla della città, passò quella puro, e giù, a Iraverso i campi ed i prati. Il cuore or gli piangeva alla tristissima fine della tradita ; ora, avvampava geloso: ohi egli non sarebbe stato sleale. E, d’ago in filo, sempre più conflagrando il cervello, si persuase che lei, la suicida, avèagli dato, per quella slessa mattina, un convegno.