Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/176

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CAPITOLO QUINTO 145 mcttèvasi in bocca la coda ; va c va per un labirinto d’idee, Alberto giungeva appunto sul luogo da cui s’era partito. Amore, bene. Come il denaro, esso è coppella all individuale indura; crclinizza lo sciocco ; aggenia il talento. Ma tulio sta a trovarlo. Amore, già. non s’era mai scomodalo a salire le scale del nostro gióvane amico, nò mai Fovea abbordalo in istrada. E a dire che, se il destino ponea ch’egli, in età d'amore, avesse ad a 111 aix‘, ella, in questo vero momento, vivea.... chi? dove?.... e forse, ella pure sognava al- rincògnito lui.... Oli avèsser potuto, almeno l’àni- 111 c loro, pre-unirsi ! A buon conio, lo stare lì immusonito, fantasticando, non era un mezzo davvero d’anticipare sul tempo. Poetino mio, necessitava che li mettessi bravamente in viaggio verso la folla. Non rinvenendo anche lei, v'avresti, se non altro, posato di laido in tanto, le imaginazioni tue e tratto vigore c materia per altre. Ma, chèli ! Albe rto temeva la società. In società cuore gentile non basta. E Alberto sentì- vasi e all’orba di lutti gli usi di quella c privo di spacciatimi per se ne impipare. D’altra parie, fuori dcll’àqiia, come apprèndere il nuolo ? A raccorre con disinvoltura il fazzoletto, sempre per terra, della marchesa TrcslcUc, dòmine ! bisognava vederlo a cadere. Studia, studia, ripeto, a che ? a niente. Tu miri troppo, e la róndine fugge. Bel gusto, ve’, di passare (pici breve tempo in cui si fanno a Ire a tre gli scalini (quando, in isbaglio, non quallro) lì, solo, presso del fuoco, coniando le monachine ; oppure a scrillojo, s’ammobiglian- do, stipando il cervello, per rènder poi dotti.... i topi del cimitero. Sì, giacché ne fu data, più per forza clic 10