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148 vita di alberto pisani

— Trois francs — ella disse nel presentargli nn secondo biglietto. Alberto ricomincia la pesca ; gli manca una lira ; fruga di (pia, tasta di là. crede di averla scoperta.... K un soldo. Arrossa ; torna a cercare con rabbia. Pur finalmente trova ; e paga. Senonchè, allontanandosi dal dispensino e tentando cacciarsi in una finta di tasca (pici maledettissimo soldo già scambiato per lira, esso gli sfugge, c pirla sul pavimento. Ma Alberto, schiavo dcH’àbitOj non se ne dà per inteso. Signore ! — sciama un monello, venditor di giornali, correndogli appresso. Alberto dovette ristare. Il ragazzino gli presentò la palanca. E Alberto, più confuso clic mai, se la mise in saccoccia !... Il ragazzino gli tenne dietro con gli occhi, tra il disappunto c l’offeso. Ecco il teatro, ròcche le sedie, il nostro amico rimane un istante a calcolare il terreno ; conta le file ; poi, entra in una. Gran tramestìo di gambe e di pudiche sottane. Eli li si ferma a un ufliciale che ride con una bella vicina, e : — I)i grazia — dice. — Eh V — fà il militare alzando la testa ; e, come Alberto accenna alla sedia. — Pardon! è la mia. Guardi meglio il biglietto ! — Proprio ! Alberto avea sbagliato la fila. — Scusi ! — mormora. E torna a fare la strada in tanta stizza c vergogna, che per un pelo non iscappò dal teatro. Intrattanto la banda suonava ; banda a islru- menti un po’ corti di fiato. Per contraccambio, ciascuno tendeva ad aprirsi una via sua propria, e Dio sa dove saròbber finiti, se, a contenerli, non sopraveniva qualche gran colpo di