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168 vita di alberto pisani

qualùnque cosa ha due manichi» nè, ora, sarebbe il caso di métter mano al sinistro. Intorno al quale, parlerò poi a lungo, a consolazione degli spiantati, lor dimostrando anzitutto, che se i nudi-a-quattrini volgono in capo i più generosi e i più bizzarri progetti, i ricchi, per contrappcso, hanno i denari, solo. Pur tuttavìa si danno eccezioni: èccone una: Alcuni giorni, dopoché Sàlis fu segnalato alla tosa da quel gogò di cugino, un servitore di lei ne scopriva la casa ed entrava in un desolato stambugio, dove, neanche il sole, universale parente, si era mai arrischiato. E il servitore offriva a Guido un viglietto, con tali parole: — - Da parte della signorina Bareggi. 1— Sàlis lo pigliò con tremore. — Accomodàtevi ! — fece al domèstico. Questi, guardatosi attorno, «dovette» stàrsene in piedi. Quanto al viglietto, diceva: a Signore; «desiderosa da un pezzo d’imparare il disegno, ora, mi sono risolta. Voi ne siete maestro, e, mi si disse, egregio. Vorreste insegnàrmelo? Se sì, vi aspetto: tardi è meglio che mai; presto è ancor meglio clic tardi ». Il gióvane non si moveva. — Ha una risposta? — azzardò il servitore. Guido si scosse, e corse alla tàvola (tàvola e letto era la sua sola mobilia). Ma, a che? di carta, non si vedeva se non se un brano d’invoglia, già di salame; quant’è al calamajo, l'inchiostro era sì secco che la ruginosa penna di acciajo rùppesi tosto. E allora ei si frugò nelle tasche; e ne cavò un mozzicone di lapis mezzo mangiato; era monco! Tentò di aguzzarlo con una lama di coltello da tàvola; non tagliava oltre il cacio. Ma lo soccorse un temperino del servo. E Guido, dietro il viglietto di Claudia, scrisse: