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170 vita di alberto pisani

— Signore — Claudia continuò, dal lato opposto di quella — il mio servitore m’ha detto.... io v engo.... mi disse il mio servitore.... voi.... — ma lì, s’empiendo di parole la bocca, tàque rossa e confusa, e fiso l’occhio alla tàvola. — Signorina.... voi.... — cominciò allora il gióvane bruno — avete scritto.... il vostro servitore mi disse.... io.... l’impiego.... — E batti con questo impiego! Guido si moltiplicava le macchie sulle unghie. Ma il dir bugie non è roba da tutti. Ed egli turbossi, azzittì, e scese lo sguard ) su dove posava quello di Claudia. In cui. era un intreccio di lèttere, un intreccio a matita; Guido legge va vi Claudia; Claudi 1, Guido. E le pupille di essi, rialzàndosi insieme, dièdero l’una nell’altra; nè si fuggirono. Dio! che scontro! In un baleno, due storie di amore, che ne formavano una! — Claudia! — egli esclamò, giugnendo le mani io ti fuggii; tu mi sègui. — Dùnque, ci amiamo? — fe’ la ragazza con uno scoppio di gioja. Ma il gióvane impallidì, e si lasciò cadere sul letto, e si nascose tra le palme la faccia. — Oh noi infelici! — disse. — Perchè? — dimandò la tosa, agitata. Ei trasse un profondo sospiro. — A che sono ricca, io! — sciamò con angoscia la bella. E qui, silenziosi momenti. Poi, s’ode un pass*) che si slontana; poi, una porta che cricchia. Egli leva le mani dal volto; guarda: è solo. E geme «la povertà fa paura ».

In qual maniera si maritarono dùnque? State a sentire. La conclusione par da comedia. Un prett Yrmeno (chi dice Greqp, ma ciò nulla importa) ap parve « Deus ex màchina » a Guido, egli rimise, in nome di tale, molto pentito a Betlemme, una grossissima somma, truffata, aimi già molti, al babbo di lui.