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La provvidenza 171

Il che era bene possìbile. La vecchia casa dei Sàlis, disordinata che mai, vincea per ladri il nuovo regno d’Italia; poi, l’Armeno produsse una filatèra di scritti; infine, prova senza risposta, era il pagamento sonante.

Bigia, or che pensi?

— Penso che la Provvidenza è pur buona!... con l’aiutarla un tantino. —

E detta istoria venne poi anche raccolta da Alberto a pezzi e a pezzetti da bocche meno bugiarde di quella del marchese Andalò; principalmente da Enrico. E, per le molte lacune, era proprio il caso di dire:

«Se imàgini cos'è,
c’è un gràppolo per te.»

Ma, alla morale, il veleno. Come fuggire il confronto tra quella istoria a chiaroscuri e di amore, e la sua (di Alberto) morta di alletti e di un monòtono grigio? Più; e’ sentiva che la comedia dei due giovani sposi era bella e finita; e, se ancor non finita, il posto di lui era in platea: avrebbe parso, in sul palco, una quinta di selva in un scenario di sala.

Felicità slava con que’ due cònjugi-amanti. A che buono turbarla?

Ma lì i pensieri di Alberto cambiarono strada. Vìncere un cuore? egli? con quel disgraziato suo corpo? — e sospirò e singhiozzò. — Oh ! foss’egli stato bello!... bello come un giovane Dio pagano. Eccolo venire all’inconlro di una lunga l'ila di giovanette, poniamo un collegio, fiero, splendente. — E passa, lasciando dietro di sè, in ogni seno uno sbàttito, su d’ogni labbro un sospiro....

A notte, nei dormitori.... il diàvolo.