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Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/225

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194 vita di alberto pisani

ranno que’ di domani) nulla il vince in grottesco : ciò, per quella propria ragione, per cui la tristezza più fieramente mi assale ove regna la gioja. Eppoi ! sfido a tremare, innanzi a una morie in sì ridìcoli panni ! Leggete quegli epitàli : non vi pàjono, dite, uno copia dell’altro ? stampe di poche mòdulo, non differenti che per il nome e la data ? Oh quanta accolla di grossolane bugìe ! oh quale di lagrimose espressioni, cérche sui dizionari di carta, fredde siccome il marmo che le sopporta ! — E lu non leggi ! — osserva il mio amico. Bravo ! ma e gli occhi ? Non una pietra, che col suo sémplice aspetto ti stilli in cuore mestizia ; se alcuna, come capirla in mezzo a sìmile chiostra, a sìmile bric-à-brac di roba gel- tata ? In tutte, gretterìa e sparata ; dolore alla greca, all etrusca ; dolore Ialino, egiziano, ma clic non va oltre la veste ; mobilia di sasso.... letti e scaffali, comodini ed armadi.... ma sepolcri, no. Ci ha poi un giorno nell anno in cui affollano i cimiteri. Il taccuìno segna al due 110- vembre tal giorno, e, a dirla schietta, ne è Tu sanza utilissima ; volentieri si piange (piando si può èssere visti, c il pianto fa sì carine le donne ! le védove principalmente, che con le palme alla faccia, ma le dila allargale, dal tùmulo del loro primo adocchiano in giro per l’altro. Nel resto invece deiranno, vìsite rade. Chi veramente ebbe il cuore trafitto, va a visitare lui che il lasciò, portato ; gli altri, se ricchi, sono in faconde già troppo con le modiste e i notai ; pòveri, han breve agio di andarvi, e alcuna volta, anzi,,di piàngere: Io làgrime della sartina non potrebbero forse sciupare una vesìc