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Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/230

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CAPITOLO DECIMO 199 E giunse al fine quel dì, in cui non potò più levarsi. O voi, lasciate di attènderla, gentili vestine pendenti in un canto della cameretta di lei, e tu pel primo, scialletto rosso, uso a seguire sì amorosamente le sue virgìnee forme. Pòvero canarino, chi ti offrirà inai il pignòlo ? Vaselli di fiori, v’inaflierà, clvi ? le làgrime di una madre, forse ? Due giorni ancora, e la vostra graziosa padrona si storcerà in delirio sul suo lettuccio, un crepitìo di fiamma dannala atrorecchio, serrando convulsamente nelle mani aggrinzile una croce e nella mente esaltala un amante ; ancora una notte ! e voi la vedrete supina, immota, pàllida e fredda come l’alba nascente. O giovinette, peccate ! Ma, mentre Alberto si tartassa il cervello a conto del libro suo e di lui, Paolino, lutto in facendo, mette alla via la casa. Già, di essa, s’avea ricorso il tolto e le grondo, e dato ai muri una schiaffala di malta, o pettinalo il giardino ; già, s’òran tornati al sodo gli usci e a serramenti le imposte : mobilia nuova avea sloggiato o s’era frammista alla vecchia ; e già, nella càmera a lei lo di don Martino, ora di Alberto, una tappezzerìa gristòrtora a mazzolini di rose copriva il ricordo di chi vi avea patito. La cu- cinetla poi, alias laboratorio, destava appetito ài solo vederla: non più oscurissimi autori, ma pigne di (ondi (* tri pia acìrs a'nca lustrissima ; tàvoli e palcucci di abelo con cangiala la pelle ; un dispensino, che mille odori sapeva e lutti eccellenti ; camino e fornelli pitturati in cirossa, che promettevano succhi di lunghissima vita,