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200 vita di alberto pisani

meglio di quelli del mago. In mezzo al clic, Paolino, tulio di bianco, stava seduto, e con il mìgnolo a guida, compitava un suo clàssico: il Cavamacchielunario per le donne di casa.

Che Paolino si avea una peculiare manìa — e chi non ne ha ? — manìa pure dei galli, di far cioè pulizìa. Ei non lasciava la scopa che per pigliare la spàzzola ; la spàzzola, che per pigliare lo straccio: qui lo trovavi a licitar via la fanga a una scarpa, là aecozzolando babbuccie o scamatando tappeti ; in ogni dove, a sfregolar candelieri, anse di porla, cannelle. Paolino, co‘ suoi risparmi, si era comprala una cassa, vero arsenal di Venezia a pài ine, raschiatoi, setole, spazzelte ; come si avea aqui* stalo a làscito di un lustra-scarpe corteggialo da lui, una quantità di segreti per il lùcido inglese, i saponi miràbili, e via via. E stava al corrente ddl’avanzar della scienza, e rifletteva dì e nollc, nè intralasciava 1*esperimento. E Alberlo, brodolone e sciupone di prima forza, mct- tèvagli continuamente innanzi i più svariali caselli e le più complesse quislioni. Dùnque è naturale, che, Paolino, vernilo a cadere entro una casa sì frilellala come quella del mago, si ritrovasse nel suo. I cavezzali più non rimpianse. E con lai foga spiegò la sua arie e la passione di lui, che, in manco di un mese, se ancor volea pulire, dovea grattarsi la nuca e adocchiare all’intorno. Per verità, c era un luogo, il (piale gridava sempre àqua, ma alla sidclla, (pici luogo avea del nemns. Dico la portinarìa. Allorché Paolino, a mano armata di scopa, telilo varcarne la soglia, le due sacerdotesse della Sporcizia, gli mossero incontro, i pugni sui fianchi, il viso da basilisco. \