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CAPITOLO DECIMO 201

Ma egli non si smarrì ; trattandosi di cen- topiedi

“là vive la pietà quamVè ben morta*,

e fece per inoltrarsi. Infuriano le poriinaje. Si chiama a giùdice Alberto. 11 quale, dà una lampadina alla stanza ; poi, ne dà una alle vecchie ; poi, avvicinatosi al servo ma e le signore 1 susurra. Mòbili e poriinaje, quelli e queste tarlati, in statu quo. lutto assieme, potòvan durare ; tòcchi, chi sa '! K Paolino intelligcntissimamenle sorrise ; così, l'impresa Pfinì. Pur le due veccljje, per un bel pezzo di tempo, ebbero col servitore le ova dure allo stomaco. K ora qui mi verrebbe, anzi, viene sul taglio, la descrizione della porlinarìa, perchè già bella e pronta la trovo, a pàgina centoventi del libro del nostro amico. Oh il gran male copiare ! Xon ha copiato anche lui ? Dùnque : IL LOTTO. È la portinarìa clàssica. Ampia, bassa, non ricevendo luce che da una finestra, chiusa, incartata e per metà nel soppalco (e -luce anche scarsa), dal pavimento che invischia, non la contiene due mòbili in parentela fra loro, sebbene più d’uno, venuto fuori da due. In fondo, un lettone, di que’ catafalchi terribili, che non si pìglian che a corsa, interrogandone pi ima con un po’ di «fio-fis» il disotto, coperto di un pannolano a scacchi bianchi ed azzurri, e protetto da una spalliera di roba, passata per l’aquasanta. Questa portinarìa può dirsi la pattumiera di casa. Sulle pareti, quadri d’ogni generazione, o senza jl