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208 vita di alberto pisani


PRIMA E DOPO

I.

Infine!... Dieci anni lo avèan bramato. Oh quante volte Antonietta, lasciando cadere con un sospiro il ricamo e fisando sconsolatamente il marito, che di sottocchi la guardava di già, avea detto:

— Come farei più volentieri un cuffino! —

Giulio, allora, si avvicinava a lei con la sedia, e baciàvala in fronte. E cominciàvano a dire di que’ bailotelli color mela poppina, cioccianti alle mamme di un’ampia nutrice. Eccome tenersi dal vezzeggiarli? dal mangiottarli di baci?... Ma, st! il bimbo ha distaccato la bocca dalla sua credenza e allenta le cicciose manine.... Il sonno lo accoglie.

E, spesso, Giulio e Antonietta passavano verso le tre innanzi alle scuole del pomo; di cui, apèrtasi a un tratto la pìccola porta, rovesciàvasi fuori, come fantocci da un sacco, la melonìa de’ scolaretti, isparpagliàndosi tosto per la contrada, a corsa, dimèntica già della noja sofferta, e tripillina e giojosa; e spesso, di dopo-pranzo, sedevano tristamente su ’na panchetta ai Giardini, Gullìveri nuovi in mezzo alla gentile frugaglia del Lillipùt, che gibillava di su e di giù, vero moto perpetuo, senza fastidi, senza pensieri e «tutta amica»; là, a fare i grandi occhi intorno al bossolottajo, mago del buon comando; qua, a leccare il cucchiajo, il piattello e le labbra intorno a quel dal sorbetto dell’unghia, o a bevucchiare a due mani «la consolina» entro un tazzone; in ogni parte, correndo coi cerchi, coi pirla-pirla, coi draghi-volanti o sui bastoni dei babbi; facendo al signore e al soldato «innocentemente», o a rimpiattino dietro le gonne dell’aje; mentre i popò dalle dande, che incominciàvano a sentirsi i pieducci, con l’agitar delle alette e la voce, credèvano còrrere anch’essi. Oh quanti maluzzi da unguento sputino, tavàne da pulci! oh liti, temporali di monte! oh dispettini e capricci e