Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/240

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' Prima e dopo 209 cattiverie adoràbili I oh pacil senza riserve, senza «capi segreti». E, a volte, Giulio e Antonietta attiravano a sè qualche putto; se virisello dagli occlii briosi e dal nasino alPinsù, col ciribìbì di un bombone; se vergognino, a sorrisi. Ed ella solleticavano la chiacchierina. Il cìttolo, allora, mertèvasi a spippolare le ragionette sue o pone-a dimando »opra dimando di una ingenuità da imbrogliarne quattordici savi.... non una donna però. E, Giulio, taceva poi palpitare i cittelli,, loro contando le istorie di Gino e Ometta e di Barbotta- fagioli strione, o, rìdere a più non posso scoccando loro sul naso la calottina dell'orologio. Così, su quella Stessa panchetta, i nostri due infelici almanaccàvano il nome pel loro cirlino. E, in quanto a nomi, biseffe! Essi mettevano a parie i più graziosi e minuti, pur non trovàndone mai uno minuto e grazioso abbastanza; senz’avvertire, che il toso farèbbesi uomo e il nome resterebbe bambino. Poi pensavano anche agli abitucci di lui, dopo quello di polpa; sul che, Antonietta, Li quale avèane sempre pel capo uno nuovo, lo descriveva al marito mandando giù l’acquolina. Intalti, in questo giro di tempo, se ne veggono in mostra di sì gentili e sì belli, che la smania ci pigha di spirar loro la vita, e, non farlo, è un peccato. — Mò guarda quello — Giulio diceva alla moglie, additando una bimba, la quale parea uscita in quel punto da una vetrina. — Diol — esclamava Antonietta, serrando il braccio al marito. L ritornavano a casa.... ed èrano sempre «due». Ma un dì, ella, arrossendo, mormori' all’orecchio di lui una mezza parola.... Fu ’na fortuna ch’ei fosse in quella seduto. E, da quel dì, Antonietta, lasciò il canovaccio e le Line. Popolosi la casa di fasce e onestine, di camiciole e socchette e pepe e scuffini, i quali Giulio ndendo s’imponeva sul pugno — a nastri, a pizzi, a stratagli. Nè passava giornata, eli egli, oppine essa, giocato aU’indovinello uri pochetto, non si facèsser vedere Dossi. li