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210 vita di alberto pisani

qualche compera nuova pel loro ninino. Al quale apparecchiarono poi una baila (sciutta ben sottinteso) e una culla in seta celeste e oro, con su un Amorino! li lì per dire « silenzio 1» Ma, siccome Antonietta non trovò l’Amorino di tutto suo gusto, Giulio,* per racconciarle la vista, le tappezzò tosto la stanza con i putti più insigni di Raffaello e Tiziano. II. È nato. Giulio, tremando, alza il velo alla culla e guarda il « suo » bimbo.... Brutto! gli è un di que’ cosi falliti, aborti maturi, cinesi magòghi. Floscio, di un colore ulivigno, ticn già le rughe della vecchiaja, e Dii sa quanto vivrà! Non solo. È di un brutto volgare; niuna favilla di quella fiamma divina, che sublimò la bruttezza di Sòcrate; ed è di un brutto neppure, che possa, strada facendo, aggiustarsi. Veramente, si dice: " maschi e tortelli son sempre belli mal — ma qui non si tratta di un «maschio». O poverina, quale avvenire ti attende? Dopo un’infanzia, lunga, durata in un canto, gli occhi gravi di duolo, nascosta da’ tuoi genitori, che arròssan di te; dopo un’infanzia, buja, qua e là serenata da baci, che non Lisciano succio — baci di compassione — eccoti giovinetta, e lo «spirto di amore» risvegliasi in te con una violenza morbosa. Ma, nessuno ti guarda; se sì, è per rìdere; non per sorrìdere mai. Cangia il mondo di scorza, non di midollo; gli e ancora quello, qucJJìssimo, che die’ la càusa vinta a Frine. «Sei brutta», e le belle ragazze non ti vòglion con loro; «brutta», e sgradisci alle mamme. «Cave a signatis!» le ti credon cattiva, e, credendo, ti fanno. Ma, come i tuoi occhi non sono costretti ver terra da quelli degli altri, così ognora « tu » guardi.