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vita di alberto pisani |
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qualche compera nuova pel loro ninino. Al quale
apparecchiarono poi una baila (sciutta ben sottinteso) e una culla in seta celeste e oro, con su un
Amorino! li lì per dire « silenzio 1» Ma, siccome Antonietta non trovò l’Amorino di tutto suo gusto, Giulio,* per racconciarle la vista, le tappezzò tosto la
stanza con i putti più insigni di Raffaello e Tiziano.
II.
È nato.
Giulio, tremando, alza il velo alla culla e guarda
il « suo » bimbo....
Brutto! gli è un di que’ cosi falliti, aborti maturi,
cinesi magòghi. Floscio, di un colore ulivigno, ticn
già le rughe della vecchiaja, e Dii sa quanto vivrà!
Non solo. È di un brutto volgare; niuna favilla di
quella fiamma divina, che sublimò la bruttezza di
Sòcrate; ed è di un brutto neppure, che possa, strada
facendo, aggiustarsi. Veramente, si dice:
" maschi e tortelli
son sempre belli
mal — ma qui non si tratta di un «maschio».
O poverina, quale avvenire ti attende?
Dopo un’infanzia, lunga, durata in un canto, gli
occhi gravi di duolo, nascosta da’ tuoi genitori, che
arròssan di te; dopo un’infanzia, buja, qua e là serenata da baci, che non Lisciano succio — baci di compassione — eccoti giovinetta, e lo «spirto di amore»
risvegliasi in te con una violenza morbosa.
Ma, nessuno ti guarda; se sì, è per rìdere; non
per sorrìdere mai. Cangia il mondo di scorza, non
di midollo; gli e ancora quello, qucJJìssimo, che die’
la càusa vinta a Frine. «Sei brutta», e le belle ragazze non ti vòglion con loro; «brutta», e sgradisci alle mamme. «Cave a signatis!» le ti credon cattiva, e, credendo, ti fanno.
Ma, come i tuoi occhi non sono costretti ver terra
da quelli degli altri, così ognora « tu » guardi.