Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/268

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Odio amoroso 237 ducente, sì voluttuosa, che il giovanotto, impaurito, tòltosi (lapresso lei, siedette all’opposto. E fece: — Oh avvocato — (con una voce ansia, affogata) — venga!... la prego. — Il Camoletti ringraziò vivamente, ma si scusò: — Se si ricorda aggiunse - abbiamo quest’oggi a trattare dell’eredità dì sua zìa. — Maledette le càuse! — fe’ a mezzo tono Leopoldo, occhieggiando con ira, e serrò lo sportello di colpo. La carrozza partì. Il gióvane, allora, si ricacciò nel suo canto; e alla sorella disse, che la stracchezza il vincea.... Dopo una stranottata, si sa!... dùnque, di tenerlo iscusnto se si metteva.... a dormire. Ines, nulla ripose. E, in modo tale, si trottò via quattr’ore. Di tutti i viaggi di lui, faticosissimi, lunghi, niuno il spossò più di questo. V. Xè era certo in villa «Con lei», che Leopoldo dovea trovare riposo. L’omiOpatìa lì non serviva. Leopoldo avea bel circondarsi di affari, bel imbrogliarli, bel stare fuori giorno su giorno pe’ suoi latifondi, ma nello specchio del capo apparìvagli sempre quella pàllida faccia contro la quale parea battesse continuamente la luna; avea bel vilupparsi in filosòfiche dissertazioni intorno all’ « equanimità », e al « modo di annichilir le passioni », cioè di vìvere morti, studiandone anche a memoria i concettini ingegnosi e le elegantissime frasi, ma tutta ’sta roba, scritta in pacìfici studi verso cortile, al sovvenire di una occhiata di lei, languidissima, nera, sprofondàvasi giù. Venivano allora i furori. E allora e’ fuggiva a serrarsi nella càmera sua e ne appiccava la chiave sotto il ritratto materno. Facea le volte di un leone affamato. Pigliàvalo uno struggimento di abbracciare «colei», di schioccare dei baci.... che dico! di mòrderla, di pugnalarla. Ma, inorridito a un tratto di sè, si get¬