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238 vita di alberto pisani

tava sul letto, sospirava d’angoscia, e mirava con il desìo negli occhi le sue pistole. Oh, a non toccarle, ci volca bene coraggio! Ma e fuggire da lei? Pazzìe! ei si sentiva legato con doppia catena. Avesse amato soltanto, non era impossìbile.... forse: ma, nell’amare, egli odiava; ed una goccia di odio fà un sentimento eterno. Per quante fitte crudeli, per quante torture ciò gli costasse, egli or più non poteva fare di meno di que’ terrìbili istanti,, nei quali era presso a c.)- lei», anzi, crale al fianco; quando, in uni sentiva e le vampe amorose e i brividi dell'orrore ed i sobbal/i della disperazione; tutto, sotto una màschera calma, solo tradendo la irrompente passione al spesseggiare convulso del nome, il più sereno, il più dolce < sorella ». E, a volle, Ines fisàvalo con gli occhi gonfi, inghirlandati di duolo.... Pòvera tosa! Non avea fatt’altro se non cangiar di prigione; e in peggio. Che, almeno in collegio, allegre voci di amiche mischiàvansi a quella della campana imperante; quà, rinchiusa come dalla pioggia autunnale, splendendole il sole all'intorno, senza compagne ma serve, niuno veggendo aH’infuori del fratei suo e di un dottore vecchio, sentìvasi orribilmente sola, spopolata pur di pensieri, perchè «temeva» a pensare; in collegio attraverso le spìe delle persiane, scorgeva una fine, un cangiamento; quà, con un largo orizzonte, nulla. Or, che cosa, Dio mio! più paurosa dell’infinito? E la salute si dilungava da lei; sì che Leopold ), agitato, chiese al dottore, una sera: — Che dice di mia sorella? — Dico — rispose il dottore — che sua sorella ha un di que’ mali che i mèdici non guariscono.... i mèdici vecchi almeno, come, pur troppo, io. Donna Ines ha il male di amore. — Ah ? innamorata ? di chi ? — sciamò Leopoldo adombrando; e, senza stare per la risposta, corse alle sue càmere. * E pòsesi a passeggiarle in lungo ed in largo. Una