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vita di alberto pisani |
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se lo sentì forse vicino, vicinissimo anzi, ma tènnèsi
immota.
Leopoldo ristè a contemplarla un istante. Ed ella
gli ubbidì. Ei la obbligò, e disse: sorella! —
Si alzarono lentamente le palpebre di Vi, e sco-
pèrser due occhioni, nu >tanti in negri stagni di
duolo.
Sorella — riappiccò egli a fatica, in tono alterato
— sono ancor qui.... perchè.... perchè non ti posso
stare lontano.... quando tu soffri. E, che tu soffri,
io so.
— Ma no — ella disse con un filo di voce.
— Sì! — egli fece, in uno scoppio di rabbia — or
perchè contradici?... Atrocemente soffri. Io leggo
negli occhi tuoi, ebri: nella tua faccia patita, colore di perla; in questo tuo Stesso singulto. Eppoi,
conosco il tuo male. —
Ines sorrise pallidamente.
— Tu spàsimi di amore. —
Ella ne sobbalzò; si raddrizzò sulla vita, e, serrandosi al cuore le mani, quasi per ratenerlo, chè le pa-
rea fuggisse, gridò: no.
— Sì! — ripetè Leopoldo con un riflesso d'incendio
nelle pupille, piantandosi innanzi a lei — non mentire
a me! Tu spàsimi d’amore per.... per tale, che i>
«odio», clic io schaffeggerò, ucciderò — (e accennava
come a sè stesso) — per.... — (e si stravolse la lìngua) — Emilio.... — *
Ma oltre non disse. Ella il guardava, schiettamente
stupita; ed ei ne ebbe un sussulto di gioja e dolore.
— Dùnque, — chi è? — disse, piegàndosi sopra di
lei, strette le pugna.
Iry?s era un trèmito solo.
— * Voglio saperlo — egli fece — voglio!... hai capito? —
Il viso della fanciulla sforniossi, pigliò la strana
gonfiezza del viso di un folle. E una ràuca voce
esclamò « te »; e un bacio, incandescente carbone,
arse per sempre un sorriso.
Ma, non asconderti, o luna! .
A pena Leopoldo ebbe toccata la sua contro la