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256 VITA DI ALBERTO PISANI

diesa sua figlia.... Io colgo la circostanza c gli ordino un pajo di brache. «Poi, lo seguo in sua casa. Un lusso Orientale, ti accerto, senza il sudicio.... Tappezzerìe, specchi, livree, tutto nuovo di Irinca.... K la sposina, quanto genLile ! un ver bottone di rosa, con un visetto sì delicato, di seta, clic 10 avrei avuto ritegno a sfibrarvi il p.u minuscolo bacio. Là. poi, era madama la sarta, che già pativa di nrasettina ; pochi parenti di Iti, sfarzosamente abbigliati, ma umilmente in disparte; niuno dell Andalò ; ma, in cambio, molta amica- glia con un far da padrone tu II a cròme della haute.... tutti della portata del nostro caro marchese» mi disse all orecchio, gongolando di gioju, 11 papà. «Ahi!» io risposi, accennando ad un callo. Non si vedea che broncio ; neppur uno adulava, non si scoccàvan bisticci. Essi ! vi èrano dei giornalisti e dei proli. La folla Messa addoppiava il silenzio, rendendolo positivo. E financo il Ti razza, che fà ridere sempre, come si pose a stonare, accrebbe il musone. «Allora il mio sarto, per dimojare le bocche, per seni irsi a incensare, di stappo lo Champagne, dimenticando che, il suo, gli era un troppo schietto Champagne per mentire. Quasi col vino, ecco lo sposo. Era più brullo del solito ; non gli mancàvan che i corni.... — \ erraruio — fe Alberto con persuasione. — Dio voglia ! — ribadì Enricò. -- li dopo, siam scarrozzali e al municipio 0 alla chiesa. La giovinetta mormorò un pajo di sì, che a métterli insieme facevano il no più no della terra. Nè I10 mai visto, ti giuro, a ni un sposalizio laute pezzuole sugli occhi, (piante a (pici h ! Pareva un mortorio.