Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/323

Da Wikisource.

290 ELVIRA orizonte una fuga di nubi, nere, ammontona- •le ; si udì dai frondeggianti boschetti un improvviso cippìo, tosto ammutito. K insieme ad uno schianto di tuono, incominciò a grosse gocei»* a cadere la sospiratissima pioggia. NOTA. Elisa Ferrari ebbe pace nello «Ino prime ore del giugno del 187o. Tre sfiorili dopo, avrebbe compiuto i diciasett’anni. Porine a Milano, in quella vanitosissima mattonaia che è il Camposanto Monumentale. dove non ombra amira si stende sui nostri poveri estinti e trattiene i congiunti, dove non possono durare che I*' corone dei sempre-morti e le rose di carta, dove ferrati cancelli, servi a un orario, stanno escludenti la notturna pietà. Cesare Confalonieri, impareggiabile cuore, le comperò il giardinetto. e in esso, le coallieve di lei pósero un modestissimo segno, cui il genio di Rovani concesse la eternità. E (ìiiri v’aggiunse queste note di musica (di Edoardo IV* relli) ch’Ella spesso cantava: con gioia i- —!>- »rl =7-,r-t—| r—- -#bd ] 1 0 <-r— t* ' - v r Oh scorran ra-pi-de questore o con abbandono . h—r—i _.f * ' ✓ x> ■* - , i 1—1—fT-t—»- — J 0 0 y Pi o Yhe mi se pa-ru-no . daU’a-mor - N—nf- ] V r ^ i P- .1 mi o Ed io dico: Mollia non rigidus cèspes tègat ossa neqite illi, Terra, gràvis fùeris; non fuit illa Ubi. Makti