Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/322

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Elegia 289 Al che, Gigi, riattinlo coraggio, lornò al capezzale' della sopita, vi si siedcite, e, assuc- fando la vista alla mezz’ombra ebe tutto avvolgeva, si pose a mirarla. Le palpebre di lei èran chiuse, abbandonala la gentile persona, un braccio fuor dalle coltri, fluente lungh’essa. Era l'affanno scomparso ; non rimaneva che un sibilìo leggiero. In questa, la infermicrina reslò addormentata, con la ricciuta testina, sul letto. Il silenzio facòvasi sempre più nero, più pauroso.-.. V un tratto, udissi il ronzìo di un sinistro moscone, che entrava, che invadeva la stanza ; elle passò e ripassò sfiorando la chioma di Gigi. (ìigi rabbrividì. Alzò la mano di Elvira, che leggermente tremolò nella sua, e, màdida di freddo sudore, se l’appressò alle labbra. Ma Elvira non si destò. Il moscone andava intanto a picchiare, cocciuto, nei vetri, poi ritornava, ancor più insistente, più minaccioso di prima. Gigi fu colto da una strana inquietezza, da una folla di orrìbili idèe, incalzante.... ma no, non era possìbile !... qui non vi avèa di che.... e intensamente allìsossi in Elvira. \nclie il leggicr sibilìo, cessalo: una mollissima quiete si diffondeva su lei, una pace perfetta. Ed egli ebbe un baleno «li gioia, poi un balzo di tema. Abbandonò la diàfana mano. La mano cadde sul letto, grave. Gigi si drizzò in pie’ vacillando. Credèa d’as- sìstere a un sogno. Fu alla finestra, l’aprì. Il cielo, caliginoso: in fondo, una lunga fila luminosa di punti, le làmpade del bastione.... Ed agli occhi abbarbagliati di lui, nell’alrocìs- simo dubbio di quello che era avvenuto e ch’ei non osava accertare, parve, che la processione (lei lumi s andasse stendendo su su verso il cielo.... Baluginìo di lampo. Si scòrse nell’imo Dossi. 19