Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/360

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Profumo di poesia 327 dalla lingua porpcluaincnlc sudicia, dagli occhi coi luciconi, dal naso clic trasparisce, assidue frequentatrici del negozietto Aleardiano di profumerìa poetica : c dico, gran bella cosa, o mie azzurrine, la poesìa ! inquantocliò essa ci loglio al solitismo di colcsto inondaccio c ci fa piàngere amaramente sopra disgrazie non mai avvenute nò mai avventure, c ci mantiene tutta la scienza dimessa e serbaci magri con poco. Disgraziatamente, per (pianto poco si mangi - ahimè ! — non tutto va in sangue, ed anche o / le più vaporose fanciulle.... (dove troverò io espressione che non offenda le mie gentili lct- Irici, tanto caste d’orecchio ?...) sono obbligate di fare da sò ciò clic non possono far fare dalla lor cameriera. Il che, per la forma, è il capolavoro della infernale malizia : dìgitus diàboli est liic; benché io ci ravvisi piuttosto di quella sapienza divina che melte tutti nel mondo per un’ùnica strada. 0 pòpoli, trepidanti inginocchio dinanzi a degli appiccapanni abbigliati d’oro c d’argenlo, o datevi pena d’immaginare i vostri Reacci e Papassi anche sul trono foralo ! Quella è la vera comune. Addìo maestà ! addìo infallibilità ! E appunto — tornando a noi — fu uno di tali inviti improvvisi, imperiosi, che colse a mezza scala la biondissima Inglese c la obbligò, ^ n i pallida e smarrita, a rifugiarsi nella sua prima compatriota in cui diede. Era il poètico cestel- lino di uva, mangiato il dì prima. Tutto và in quell eterno sepolcro — e la foglia di rosa c la foglia d’alloro,... Ma sostiamo. Non è indispensàbile, vero? ch’io dica lutto. Vvessi pure lettori leggenti le sole parole, di que’ lettori pei quali i puntini restano sempre puntini, abituati alle dande e non