Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/79

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48 l’altrieri

avèa mai opposto alle sue sesquipedali baggianate ; tuttavìa, riavutosi e, ad ogni buon conto, tappatami con un manuscrish la bocca : — Il pero — disse — è ima pianta moderna — Poi, si alzò: gli scolaretti, egualmente. — Questi — mi avvertì egli allora neU indi- carmi lo spilungone che poco prima dettava — è il signor maestro di terza. E sarà il vostro, Etelredi. Lei poi — aggiunse — carissimo Ghioidi, favorirà di avere molla e molta pazienza, qui, col signorino.... È figlio del conte Carlo Etelredi.... Molti riguardi, capisce ? — E quando non ne ho forse avuti ? — doni andò (il ioidi, arrossendo. — EU ! non si scaldi. Ella, fraintende. Dicevo di andare adagio col ragazzo.... 11 seni altro. Bisogna abituarlo, al lavoro, ma, lentìssimaiiien- te. Ni vero, Guidò? — e mi offerse una manata di caramelle. — Grazie. — Dunque — continuo egli ritirando, spazzala , la inano e con faltra sfregandola come a frullar cioccolata — siamo inlesi. Guidò, Olu*- dienza. Ragazzi miei, grammàtica e calligrafia.— Quindi, partì. IV. Io, sgranocchiando i confetti del direttore, mi era seduto nel seggiolone di lui. Gb ioidi, uscito quello, mi si appressò, mi fé’ una carezza c: — siate buoni 110 come siete bello — mi disse. — Ora, dò il compilo ai vostri signori compagni, poi, faremo due chiàcchiere tra ni è e voi. — Detto il che, giustandosi rocchialino, rispuntò il naso alla scolaresca.