Pagina:Opere (Dossi) II.djvu/11

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vi interludio

che avessero diritto ad una lettura non superficiale. Pure, il pubblico era mancato, il gran pubblico o, meglio, il folto pubblico. Perchè il momento non era ancor giunto.

E che sia oggi, ci ha detto, non solo la fortuna materiale del primo volume, bensì l’atteggiamento di una critica raccolta fra quelli che si potrebbero chiamare i diversi partiti letterarii, dai tradizionalisti ai futuristi, ed espressa non soltanto nelle pagine delle riviste, nelle colonne degli ebdomadarii, che hanno lettori attenti, e spesso intelligenti, ma non eccessivamente numerosi, bensì nelle più varie schiere del giornalismo quotidiano — che è del folto pubblico la guida e l’espressione ad un tempo. La gloria è data da un ristrettissimo numero di ammiratori, che anno per anno si raccolgono intorno ad un nome, ad un’opera, e che solo col correre dei secoli divengono, tutti insieme, moltitudine; la fama è data da un grandissimo numero di ammiratori momentanei, che il più spesso, anno per anno, si vanno disperdendo e sciogliendo: quella è dunque duratura, ma lenta a venire; questa passeggiera ma immediata. Ora io sarei per dire che la fortuna permanente di Carlo Dossi è assicurata, poichè, dopo gli elementi dell’una, abbiamo i coefficienti dell’altra; fortuna che non sarà forse mai vasta, data l’indole umana e letteraria dello scrittore, che non muta col mutare delle accoglienze, ma intensa quanto ormai immancabile.

Ciò ne è dimostrato da un esame anche superficiale dei molti che si sono ora occupati del Dossi, e dei loro giudizii. Abbiamo, evidentemente, avuta quella che i francesi dicono une bonne presse; l’abbiamo avuta in più sensi e in più modi. Anzitutto, per la prima volta si è verificato il fenomeno che