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12 il regno dei cieli

fate la carità, in mezzo alla piazza, col tamburo e il trombetto....

O fuori! «La casa mia è casa d’amore; voi ne faceste una spelonca di ladri.»


III.


Che è dùnque questa preziosa, questa rarìssima carità?

Giulio! il tuo viso, sì bello per la bontà, era di quelli ai quali i poverelli stèndono volenterosi la mano, e le fanciulle si affìdano, e si vorrebbe avere un segreto per dirlo; era, pur troppo! chè, giovanissimo ci abbandonasti come ogni gentile, caro agli Iddii.

E tu mi dicevi col più soave sorriso:

— Vedi, Alberto; ei non è molto, io mi trovava in uno stato di spossamento morale sìmile al tuo. Completa sfiducia in me e in altrui: ogni òpera umana.... ozio; Dio, natura, vita.... tèrmini vuoti; l’arte.... una grata menzogna; la scienza, una menzogna ingrata; il Tutto, mia inutilità senza fine.... Non già che io fossi, come si dice, blasé; tu mi conosci: crebbi, ma rimasi fanciullo: se sazio di qualche cosa, doveo èsser di fame. Ebbene! principalmente in quell’ora in cui il silenzio e le stelle ci risovvèngon del cielo, l’ora in cui si morrebbe sì volentieri, mi sopraccoglièano patèmi di ànimo tali, da gonfiàrmisi il