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14 il regno dei cieli

e mangiando con gli occhi una golosa sfilata di cavalieri e di soldatelli di pasta, mentre la madre, mia pòvera donna sul viso di cui i patimenti avèano raddoppiali gli anni, cercava con dolce insistenza, di allontanarli da quella seduzione di un, pane troppo bianco per essi.

O Alberto! tu sai; odio la vanagloria. Io che narro, del resto, più non mi rèputo uno con lui ch’è narrato. Cade in comune ciò che passò. Ma eppoi? non ci sarebbe neppur da gloriarsi! Non fu un raziocinio, no.... Fu un impulso senza coscienza, che mi obbligò a pigliare le mani di quei due bambini.... e a fare quello che avresti fatto anche tu.

Ma, oh quanto aveva io aquistato per quei dieci soldi! Dìcoti solo, o mio Alberto, ch’egli è d’allora che tu cominciasti a trovarmi la buona ciera. Eccome no? un avvenire di gioia mi s’era dischiuso; sapevo quale strada tenere; capivo, che vi hanno nel mondo sifatte consolazioni da compensarci lautissimamente la fatica del vìvere, che la via del Cielo non è tanto sparsa di pruni quanto di fiori, e che non vi ha certo bisogno pel bene deHumanità di morire, imitando Gesù, ma di vìvere. E io, da quell’ora, vissi. —

Così diceva il mio Giulio dalla profonda bontà, e l’armonìa delle sue sorrise parole mi suona ancora nell ànimo. Ed io gli credo, incrollabilmente gli credo, pur sorgèssemi innanzi la lunga sequela degli alti e bassi tiranni, cui, o il pùblico odio die’ fama o sùbito oblìo il privato,